lunedì 16 dicembre 2013
domenica 8 dicembre 2013
E su, e giù...passa il dì e arriva la sera!
Con le mie frottole sul legno ho già tediato i pochi lettori che hanno avuto la pazienza di segurmi. Ma se grande è l'ammirazione che nutro per questo materiale, altrettanto grande è quella per l'ingegno che l'uomo gli ha riservato nei secoli. Non certo il piacere dell'estetica, ma il bisogno lo ha guidato, passo dopo passo, ad ingegnerizzare le proprie scelte passando dai primi, rudimentali metodi di utilizzazione, ai sempre più moderni sistemi di approvvigionamneto e lavorazione. Ma quando visito musei, segherie, industrie del legno, trovo sempre, o almeno ho la sensazione di percepirlo, un confine, una linea tra quella che è l'era della moderna rivoluzione industriale e i tempi in cui di fame si moriva davvero. Un periodo, seppur non ben definito nel tempo, in cui l'uomo ha saputo ingegnosamente ed ingegneristicamente, sfuttare concetti semplici e potenti, forze della natura miti ma continue. Parlo della forza di gravità, della forza di attrito e della densità dell'acqua (che si ostina a non raggiungere il suo massimo nel punto di cambiamento di stato da liquido a solido) (lettura consigliata). Ma ritornando a noi, oggi ho avuto modo di spendere del tempo ad esplorare un luogo che ha del magico: una segheria ad acqua. Non è la prima che vedo, nè, spero, l'ultima, ma ogni volta questi luoghi mi catturano per la genialità delle soluzioni adottate che stranamente si trovano simili in diversi paesi d'Europa.
Di quella di oggi, per i più audaci di voi, ne voglio ripercorrere le componenti, così da poter, anche in futuro, ripensare all'ingegno umano che sfrutta forze della Natura per smantellare quello che la Natura ha creato con le sue forze.
LA SEGHERIA E IL SEGANTINO
Questa bizzarra costruzione è il cuore del sistema. Un edificio costruito a cavallo del corso di un piccolo torrente da cui però trae l'acqua parecchie decine di metri a monte, più o meno dove il letto del torrente giace allo stesso livello della base del primo piano.
- Perchè?
Beh direi che io, dei molti motivi che ci potevano essere, ne ho intuito almeno un paio:
- il primo legato unicamente a ragioni di spazio. Lo vedrete poi, ma la macchina in questione è una sega multilama, il cui movimento di taglio è verticale (tagliando a scendere). Per questo le necessità di spazio tendono a svilupparsi in altezza (lo sa bene anche chi ha visitato una moderna segheria di questo tipo).
- il secondo legato all'acqua e alla sua energia. Ho già detto che qui di montagne ce ne sono poche, ma a dar energia all'acqua è il dislivello. Se questo non c'è, o se si sviluppa su basse pendenze (e durante il tragitto si dissipa molta energia in saltelli e vortici) allora l'uomo ricrea un canale elevato, che dolcemente accompagna l'acqua verso il suo fragoroso salto finale. I due metri e mezzo di dislivello guadagnati sono sufficienti a far girare tutta la baracca!
L'altezza della segheria però aumenta notevolmente la fatica di movimentare il lengame. Come ho detto il piano di lavoro si trova al primo livello dell'edificio. Come trasportarvi i pesanti tronchi da segare? Densità e gravità danno la soluzione. I tronchi venivano gettati in acqua laddove il canale in legno accoglieva le acque del torrente fino al punto del salto. Qui una grata lascia cadere l'aqua e blocca i trochi, che , legati uno ad uno ad una catena, venivano issati in segheria. La catena è avvolta ad un tamburo che prende forza dal movimento oscillatorio della sega. La cosa sorprendente è che la ruota dentata che trasmette la forza viene azionata solo dalla sega a salire, quando cioè la forza rubata all'acqua non è impegnata attivamente nella segagione. Efficienza energetica: qualcosa che crediamo di inventare, ma che dovremmo solo re-imparare dai nostri vecchi.
FORZA MOTRICE
Ed ora lei, la forza motrice, il carburante della segheria e l'alleato del segantino. Scorrendo veloce dallo scivolo di sinistra (nella foto) fa muovere le pale delle due ruote connesse ad un unico albero a presa diretta con la sega per mezzo di una biella (la trave verticale nella foto che trasforma il movimento da rotatorio ad alternativo). Ciò significa che la velocità della sega è data dal numero diretto di giri della ruota, senza nessun ausilio di sistemi di riduzione dei giri (e aumento della forza) o diminuzione dei giri (e aumento della forza).
Il cuore della segheria è dato da una sega alternativa multilama a telaio (gatter). La parte destra è equipaggiata con sole due seghe per lo squadro del tronco in due passaggi. La parte sinistra invece ha un numero maggiore di seghe per ricavare la tronco squadrato tavole e morali. La spaziatura tra le seghe è regolabile attraverso tenditori e distanziali in legno. Un carrello su cui sono adagiati sia il tronco che la trave squadrata ne permette l'avanzamento. Mentre però il tornco è adagiato sul carrello stesso, la trave scorre sul tavolate del pavimento bloccata da due robusti bracci a pendolo fissati al soffitto. Il carrello non potrebbe passare tra le strette fessure delle seghe. A paratoie aperte la sega si muove su e giù, ma non lavora!
Nella parte bassa il sistema di bloccaggio dei tronchi sul carrello, nella parte alta il bloccaggio per le travi quadrate da ridurre in tavole
L'avanzamento del tronco da segare è azionato da segantino il quale, muovendo una leva fa appoggiare i due ganci sulla ruota dentata. Uno di questi è fisso è previene il ritorno del carrello, l'altro avanza in modo sincronizzato col movimento della sega, facendo muovere il carrello con la sega a salire. Terminato il taglio il segantino dal piano superiore, avvicina una ruota alla biella da cui riceve la forza, trasmetta tramite una catena, per far ritornare il carrello alla posizione iniziale. Tutto il sistema, che corre su sine e bronzine, è mantenuto raffreddato dall'acqua distribuita per mezzo di sottili canalette (nei piani bassi, vedi foto) e lubrificato da grasso, nei piani alti.
Il braccio superiore è fisso e previene il ritorno del carrello, quello inferiore si muove in sincro con la sega, facendo ruotare l'ingranaggio con sega a salire
Il movimento così ottenuto è trasmesso ad una ruota dentata, che a sua volta guida l'avanzamento del carrello verso la sega. Ma ancora una volta il ritmo di avanzamento non può essere lasciato al caso, ma deve adattarsi alle caratteristiche della sega, e alla capacità di taglio dei suoi denti. Se il tronco fosse premuto con troppa forza verso le lame, la macchina si fermerebbe perchè incapace di sopportarne il ritmo. Al contrario si perderebbero tempo e denaro. Inoltre il tronco deve rimanere fermo con la sega a salire, quando cioè le lame ritornano al punto di partenza ma senza operare il taglio. La soluzione è la sincronizzazione di tutti i movimenti attraverso delle aste e bilancieri che liberano la ruota e il movimento del carrello solo quando la sega comincia a scendere.
Ed ora sia l'acqua la vera protagonista ad avere il suo momento di gloria...
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