giovedì 26 settembre 2013

La Svezia è una monarchia parlamentare fondata su:

1. FORESTE. Beh fino a qui nulla di nuovo. Il Nord Europa si sa, è la patria delle scienze forestali su modello produttivo. Qui tutto è programmato. Si piantano i semenzali e se questi non fanno i birichini e si inventano di farsi attaccare da qualche parassita, sia esso animale o fungo, o di cedere alla forza del vento o a quella di gravità sotto il peso della neve, cominciano a crescere con una certa vigoria. Incrementi interessanti, selve di alberelli di natale che fanno a gara a chi spinge più in alto il cimale. Dopo 80-100 anni, quando un equilibrio minimamente regolato da leggi naturali timidamente cerca di stabilizzarsi, arriva il signor Larsson di turno che con il suo John Deere abbatte, allestisce, esbosca, lavora il terreno, estrae le ceppaie e dopo pochi giorni, con una certa soddisfazione, ripianta il suo bosco.



2. ALCI. Questi simpatici animaletti sono spesso annoverati, dallo Svedese medio, nella schiera dei parassiti (o parassitoidi) di cui parlavo poc'anzi. Hanno infatti da sempre il brutto vizio di possedere un olfatto speciale che, Dio sa come, permette loro di distinguere quasi per magia una piantina coltivata in vivaio e usata per ricostituire la "foresta" del Sig. Larrson da una nata in natura. Lo sanno bene loro quanto più ciccotta e golosa è la prima rispetto alla seconda. Ed ecco allora che l'improvvido ospite viene preso di mira, letteralmente s'intende, da una schiera di carabine che dalla seconda decade di settembre spasimano nel tentativo di abbattere il toro leggendario. Di questo, chi scrive, non si scandalizza, ma è buffo notare come sia facile credere che il controllo demografico di una popolazione di ungulati senza nemici naturali (anch'essi scacciati e cacciati per i motivi di cui sopra) non sia in realtà la lotta a ciò che limita i nostri interessi.





3. AGRICOLTURA. Di certo non è questo il settore trainante, ma qui si può vivere felici anche gestendo una fattoria. Non grandi cose, sia chiaro, patate, erba per insilato, qualche bovino da carne (vacche, manze, vitelli, castrati e 1 toro) e legna.




 4. BUONA CUCINA. Come è possibile, direte voi, se si coltivano solo patate e erba? Beh le carabine no sono mai sazie del tutto. A voi indovinare cosa accompagna le patate in questi due piatti!




5. WELFARE. Già lo avevo menzionato in qualche post precedente circa le attenzioni riservate agli studenti internazionali, ma i vecchi nostalgici degli skate-board, qui trovano pane per i loro denti


6. BIOMASSE. Del bosco non si butta via niente, dice il Sig. Larsson, che tra le altre cose, è socio di uno degli impianti di teleriscaldamento. Ogni città ne ha uno, sì come nella Russia di Stalin, solo che quelli che lì sono alimentati a carbone, qui funzionano a legna. E i risultati sembrano decisamente ammirevoli.
  



P.S.: Vi svelo un segreto, per chi non lo avesse capito, il Sig. Larsson è l'arzillo vecchietto in skate!



lunedì 23 settembre 2013

Parchè a xè bea come a Montagna!

E' stata un'avventura, di quelle che, prima di partire, tutti i fattori sembrano avversi. Il meteo minaccia pioggia a dirotto, se non neve, ben al di sotto della quota in cui si dovrebbe arrivare, e il cielo, appena mi sveglio alla mattina, sembra proprio non voler dar contro a quelle previsioni. Ormai però la decisione è presa, e si va. Si parte per Fatmomakke, paesino sami vicino al confine norvegese, una parte della Svezia con qualche rilievo montuoso degno del nome di montagna. All'arrivo la pioggia non accennava a voler smettere, e il morale, il mio almeno, se non quello dei miei compagni di viaggio, una quindicina in tutto, si faceva dilavare dalle gocce. Credo però che le sorprese più belle, come mi disse una amica una volta, sono quelle che vengono inaspettatamente dopo...la pioggia. E così, a poche decine di minuti di strada le gocce smettono di tempestare i nostri cappucci per lasciare piano piano lo sguardo rifocillarsi di aspra natura. L'acqua accompagna ogni passo, quella che prima scendeva da sopra, adesso bagna da sotto.





Strada facendo gli ambienti cambiano. In una zona così continentale è impressionante vedere come poche decine di metri di dislivello facciano totalmente cambiare faccia alla foresta. Il bosco di pini silvestri prima e di abeti poi, lascia, con uno scatto quasi improvviso, il passo alle regine del nord: le betulle. Le specie arboree coronano di oro il cielo all'orizzonte, altre, arbustive ne fanno un continuum con la terra.











La pioggia ha reso anche il più piccoli dei ruscelli, un torrente. Per attraversarne alcuni ci si è dovuti togliere gli scarponi. Ma la montagna non smette di sorprendere e dopo un paio di ore di cammino il sole decide di scendere sopra l'orizzonte, appena sotto la coltre di nuvole dell'ultimo temporale, e tutto esplode d'oro e d'azzurro.









Alla fine arriviamo alla prima tappa, un piccolo ricovero in legno nel mezzo di una spianata. La vegetazione ormai è ridotta allo strato arbustivo. Si cena, si piantano le tende, e ci sia abbandona al tepore del sacco a pelo. Anche perché fuori gela...







La mattina ci accoglie col sole della sera precedente. E' ora di partire di nuovo per raggiungere la cima, incredibilmente sgombra da nubi. La strada non si rivela più facile del giorno precedente ma le sorprese non tardano ad arrivare. Le prime renne curiose ci osservano passare nei loro territori, mentre le pernici bianche in muta verso l'habitus invernale, svolazzano goffe non appena ci avviciniamo troppo alle loro poste.






Il camminare regala momenti di solitudine in cui pensare ai bei momenti trascorsi in buona compagnia, ai cattivi pensieri che tormentano la testa, ad un amore lontano che manca. Ma questi stessi pensieri non appesantiscono il passo, che anzi aiuta a scandirne la soluzione.











Come sembra tutto più affrontabile quando si è in compagnia della Natura! E così mi scopro, dopo qualche decina di minuti, solo, in coda al gruppo a pensare al futuro tanto atteso, quello che mette serenità. Lo stesso che con caparbietà e coraggio una coppia di giovani sposi ha cercato, e infine, credo, trovato in Matilde che, come dice il papà: "A xè bea come a Montagna".