lunedì 23 settembre 2013

Parchè a xè bea come a Montagna!

E' stata un'avventura, di quelle che, prima di partire, tutti i fattori sembrano avversi. Il meteo minaccia pioggia a dirotto, se non neve, ben al di sotto della quota in cui si dovrebbe arrivare, e il cielo, appena mi sveglio alla mattina, sembra proprio non voler dar contro a quelle previsioni. Ormai però la decisione è presa, e si va. Si parte per Fatmomakke, paesino sami vicino al confine norvegese, una parte della Svezia con qualche rilievo montuoso degno del nome di montagna. All'arrivo la pioggia non accennava a voler smettere, e il morale, il mio almeno, se non quello dei miei compagni di viaggio, una quindicina in tutto, si faceva dilavare dalle gocce. Credo però che le sorprese più belle, come mi disse una amica una volta, sono quelle che vengono inaspettatamente dopo...la pioggia. E così, a poche decine di minuti di strada le gocce smettono di tempestare i nostri cappucci per lasciare piano piano lo sguardo rifocillarsi di aspra natura. L'acqua accompagna ogni passo, quella che prima scendeva da sopra, adesso bagna da sotto.





Strada facendo gli ambienti cambiano. In una zona così continentale è impressionante vedere come poche decine di metri di dislivello facciano totalmente cambiare faccia alla foresta. Il bosco di pini silvestri prima e di abeti poi, lascia, con uno scatto quasi improvviso, il passo alle regine del nord: le betulle. Le specie arboree coronano di oro il cielo all'orizzonte, altre, arbustive ne fanno un continuum con la terra.











La pioggia ha reso anche il più piccoli dei ruscelli, un torrente. Per attraversarne alcuni ci si è dovuti togliere gli scarponi. Ma la montagna non smette di sorprendere e dopo un paio di ore di cammino il sole decide di scendere sopra l'orizzonte, appena sotto la coltre di nuvole dell'ultimo temporale, e tutto esplode d'oro e d'azzurro.









Alla fine arriviamo alla prima tappa, un piccolo ricovero in legno nel mezzo di una spianata. La vegetazione ormai è ridotta allo strato arbustivo. Si cena, si piantano le tende, e ci sia abbandona al tepore del sacco a pelo. Anche perché fuori gela...







La mattina ci accoglie col sole della sera precedente. E' ora di partire di nuovo per raggiungere la cima, incredibilmente sgombra da nubi. La strada non si rivela più facile del giorno precedente ma le sorprese non tardano ad arrivare. Le prime renne curiose ci osservano passare nei loro territori, mentre le pernici bianche in muta verso l'habitus invernale, svolazzano goffe non appena ci avviciniamo troppo alle loro poste.






Il camminare regala momenti di solitudine in cui pensare ai bei momenti trascorsi in buona compagnia, ai cattivi pensieri che tormentano la testa, ad un amore lontano che manca. Ma questi stessi pensieri non appesantiscono il passo, che anzi aiuta a scandirne la soluzione.











Come sembra tutto più affrontabile quando si è in compagnia della Natura! E così mi scopro, dopo qualche decina di minuti, solo, in coda al gruppo a pensare al futuro tanto atteso, quello che mette serenità. Lo stesso che con caparbietà e coraggio una coppia di giovani sposi ha cercato, e infine, credo, trovato in Matilde che, come dice il papà: "A xè bea come a Montagna".


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